Varsavia è stata la città della Polonia più duramente colpita dalla Seconda Guerra Mondiale: la città è stata quasi completamente rasa al suolo dai bombardamenti tedeschi e decine di migliaia di ebrei sono stati deportati nei campi di concentramento e sterminio dove hanno incontrato la morte.

Ma a Varsavia, nonostante gli avvenimenti che hanno colpito duramente la comunità ebraica, si respira ancora la particolare atmosfera della secolare convivenza e integrazione, che ha influenzato anche il volto moderno di questa straordinaria città.

La comunità ebraica a Varsavia ha una lunga storia, la sua prima menzione risale al XV secolo quando la Polonia, allora famosa per la sua tolleranza, attirava molte persone in cerca di un futuro migliore.

I primi ebrei si stabilirono nella città vecchia di Varsavia in Zydowska, o Strada degli Ebrei; questa via oggi non esiste più.

Con il tempo, la comunità ebraica iniziò a prosperare, avviando numerose attività commerciali; ma la crescente prosperità fu causa dei primi dissapori con i cittadini borghesi di Varsavia che vietarono agli ebrei di vivere entro i limiti cittadini.

Nel 1774 gli ebrei si stabilirono vicino a quella che oggi è la centrale Piazza Zawiszy e denominarono la zona Nuova Gerusalemme.

A ricordo del vecchio insediamento ebraico oggi in Aleje Jerozolimskie, o viale Gerusalemme, si trova una grande palma di plastica che ricorda le palme che si trovano in Israele; spesso la palma viene utilizzata dagli abitanti di Varsavia come uno dei punti di riferimento per dare indicazioni ai viaggiatori.

Solamente un anno dopo, nel 1775, le autorità cittadine, temendo la concorrenza nel commercio diedero ordine di liberare l’area, ma la zona è conosciuta ancora come Nuova Gerusalemme.

A seguito dei divieti imposti, gli ebrei iniziarono a stabilirsi nelle zone limitrofe a Varsavia al di fuori di quelli che un tempo erano i confini cittadini.

Gli ebrei si stabilirono a Praga, che rimase una città separata da Varsavia fino al 1791, qui il banchiere Szmul Zbytkower ricevette anche il permesso di stabilire un cimitero ebraico; un’altra testimonianza della presenza degli ebrei nel quartiere solo i resti di due case della preghiera che si trovano all’interno di altri edifici.

Nonostante questi locali siano stati utilizzati uno come magazzino e l’altro come bottega, sono ancora visibili alcuni frammenti di dipinti, disegni e scritte in ebraico.

Anche alcuni locali di un bagno rituale ebraico, mikvah, sono sopravvissuti fino ai nostri giorni, non si può dire lo stesso della sinagoga adiacente che invece venne demolita dopo la fine della guerra.

Nel 1795 le autorità prussiane tolsero il divieto imposto agli ebrei di non risiedere in città e numerose famiglie si spostarono all’interno dei confini cittadini; la decisione dei prussiani sembra sia stata una scelta puramente di comodo, banalmente necessitavano dei proventi derivanti dalle attività commerciali della popolazione ebrea.

Una curiosità: il poeta, scrittore e compositore tedesco E.T.A Hoffmann, autore, tra le altre cose, del libro Lo Schiaccianoci e il Re Topo, era un impiegato comunale e venne mandato a Varsavia; qui, tra le altre cose, venne incaricato di dare un cognome agli ebrei che risiedevano in città.

Cognomi come Goldberg, montagna d’oro, Goldstein, pietra d’oro, Apfelbaum, albero di mele e Rosenbaum, albero di rose oggigiorno si trovano un po’ ovunque nel mondo e devono la loro origine proprio al lavoro di E.T.A Hoffmann che spesso assegnò i cognomi utilizzando il suo umorismo; ad esempio alle famiglie ebree più povere inserì la parola gold, oro, nel cognome.

Successivamente, nel 1815, Varsavia cadde sotto il dominio russo; come conseguenza a questo fatto vennero imposti alla popolazione ebraica nuovi limiti; gli ebrei vennero radunati nella zona di via Nalewki che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, verrà rinominata Ulica Bohateròw Getta o Via degli Eroi del Ghetto.

Nella seconda metà del XIX secolo la vita sociale della popolazione ebrea rifiorì e a Varsavia nacque la Grande Sinagoga, che ben presto divenne uno dei simboli della Varsavia Ebraica; purtroppo questo edificio non è sopravvissuto alla Seconda Guerra Mondiale.

Dopo la Prima Guerra Mondiale la Polonia tornò ad essere indipendente e la comunità ebraica ottenne nuovamente l’uguaglianza sociale e politica; Varsavia in questo periodo divenne la patria di numerosi artisti, scienziati e letterati ebrei incluso Ludwik Zamenhof, il creatore della lingua Esperanto.

La popolazione ebraica di Varsavia crebbe di numero e nel 1930 rappresentava il 30% del totale dei cittadini; inoltre gli ebrei partecipavano attivamente alla vita cittadina.

Anche l’Università venne aperta agli studenti ebrei che aumentarono progressivamente di numero, vennero al tempo stesso pubblicati anche giornali ebrei in lingua polacca ed ebrea.

Ma le cose cambiarono nuovamente e drasticamente con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale, quando i tedeschi invasero la Poloniae la persecuzione degli ebrei raggiunse l’apice.

Nel 1940 i tedeschi imposero agli ebrei di indossare la stella gialla di David per essere immediatamente riconoscibili e nelle città polacche vennero istituiti i ghetti dove venne rinchiusa la popolazione ebrea; a Varsavia il ghetto, racchiuso tra alte mura perimetrali, ospitava oltre 350.000 persone.

Nel ghetto di Varsavia vennero portate anche diversi ebrei di altre città polacche ed europee, questo non fece altro che aumentare il disagio la carenza di spazi.

All’interno del ghetto le condizioni di vita erano pessime e molte persone morirono di stenti e di malattie che si diffondevano rapidamente all’interno delle mura del ghetto che era decisamente sovraffollato; inoltre la superficie del ghetto veniva progressivamente ridotta dai tedeschi proprio per esasperare le condizioni di vita degli ebrei.

Alcuni frammenti del muro del ghetto sono ancora visibili in Ulica Walicow a Varsavia, ma la quasi totalità del ghetto, come il resto della città, venne rasa al suolo completamente.

Nel luglio del 1942 iniziarono i primi trasferimenti degli ebrei che dal ghetto vennero deportati nei campi di concentramento e di sterminio per quella che i nazisti chiamarono la Soluzione Finale.

Molti ebrei sfuggirono ai primi rastrellamenti e rimasero nascosti nel ghetto fino a quando insorsero il 19 aprile 1943; nonostante non fossero né adeguatamente equipaggiati né preparati riuscirono a resistere per qualche settimana.

Ben presto i tedeschi ebbero la meglio e come gesto simbolico della loro supremazia fecero brillare la Grande Sinagoga il 16 maggio 1943; ma alcuni ebrei che presero parte alla rivolta riuscirono a scappare passando dalle fogne.

Come rappresaglia il ghetto ebraico venne raso al suolo e venne proibito accedere all’area, i trasgressori vennero puniti con la morte.

Nel 1944 la città di Varsavia insorse contro i tedeschi, in quella che è conosciuta come La Rivolta di Varsavia; tutta la popolazione insorse per ribellarsi all’invasore tedesco e molti ebrei presero parte a questa rivolta, ma anche questa volta le conseguenze furono disastrose.

L’80% degli edifici di Varsavia vennero distrutti, solamente il quartiere di Praga si salvò in parte poiché già occupato dai Russi.

Ben poche tracce del passato ebraico della città sono ancora visibili, un esempio è la sinagoga Nozyk che si trova in Ulica Twarda al numero 6.

Lo stesso fu per il resto della città che venne solo in parte ricostruita dopo la Seconda Guerra Mondiale utilizzando dipinti e fotografie d’epoca; in particolare venne ricostruita parte della città vecchia di Varsavia e alcuni edifici della Via Reale.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale la Polonia fu uno dei paesi che fecero parte della Cortina di Ferro e subì l’influenza politica dell’Unione Sovietica.

In questo periodo le condizioni degli ebrei migliorarono ma non come sperato e nel 1968 vennero emanate alcune leggi contro gli ebrei in conseguenza delle quali 15.000 ebrei lasciarono la Polonia per evitare di subire nuove vessazioni.

La Varsavia di oggi, libera e tollerante, ospita numerosi musei che raccontano la storia della città e della sua comunità ebrea come il Museo della Rivolta del 1944 ed il Museo di Storia degli Ebrei Polacchi; inoltre conserva molte testimonianze e frammenti di quella che fu una delle più grandi comunità ebraiche d’Europa.

E’ possibile compiere un itinerario alla scoperta dei musei e dei luoghi che hanno avuto un ruolo importante nella storia degli ebrei a Varsavia.

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