L’Oman in passato è stato crocevia di navi e commercio e, come tutte le realtà di questo tipo, ha una natura multietnica anche se con poche interrelazioni tra le varie etnie presenti.

Questo aspetto si riflette ovviamente anche nel cibo che è il risultato di contaminazioni e immigrazioni.

Di base la cucina omanita è un mix tra cucina libanese/araba e cucina indiana.

Quindi solitamente vengono servite le mezze libanesi/arabe come corrispettivo dell’antipasto o delle tapas spagnole, consistono in una serie di mini-portate, le più diffuse sono:

–        Hummus: salsa a base di ceci e semi di sesamo e un po’ di paprika o peperoncino in polvere

–        Muttabal: salsa a base di melanzane

–        Baba Ghanoush: salsa a base di melanzane e spezie

–        Laban: salsa abbastanza densa a base di yogurt e menta

–        Tahina: salsa a base di semi di sesamo

–        Fatayer: fagottini di pasta ripieni di carne o verdura, tipicamente spinaci

–        Samboussek:  una specie di involtini primavera fritti ripieni di formaggio, carne o spinaci

–        Falafel: polpettine fritte di fave e spezie

–        Warak enab: involtini di foglie di vite ripieni di riso e agnello alla cannella

Il tutto accompagnato da pane arabo e da pane indiano, tipo il Chapati o Naan, cotti al momento.

Le portate principali invece sono più di origine indiana come ad esempio:

–        Chicken o Lamb Tikka: pollo o agnello marinati in yogurt con una miscela di spezie e poi infilzato su spiedi  cotto nel forno tandoori

–        Chicken Tikka Masala: la base di preparazione è il Chicken Tikka, che viene poi messo in padella con una salsa speziata a base di pomodoro

–        Riso con curry o con altre spezie

Unica eccezione è il Biryani che è di origine persiana: è in piatto preparato con riso basmati con spezie accompagnato da carne, pesce, uova o verdure.

Mentre, come piatti più “fast food” è molto comune il Shawarma, simile al gyros greco o al doner kebab turco, tipicamente di pollo o agnello servito con pomodori e insalata il tutto arrotolato nel pane arabo.

Come dessert gli omaniti mangiano l’Umm Ali, un dolce fatto con il pane, il latte con aggiunta di aromi e spezie come vaniglia, cannella e cardamomo e frutta secca come pistacchi, mandorle e anacardi.

Un altro dessert che spesso si trova nei menù è il Baklava, di origine turca, ma diffuso in tutto il mondo arabo, è molto dolce ed è a base di pasta sfoglia, miele e frutta secca.

Ma il dolce preferito in tutto l’Oman è l’Omani Halwa, Halwa in arabo significa “dolce” e viene utilizzato per diversi tipi di dolci che sono diffusi nei vari paesi arabi fino all’India; l’Omani Halwa è tipico dell’Oman ed è simbolo dell’ospitalità omanita; viene offerto agli ospiti e viene portato agli amici.

Gli ingredienti principali sono: uova, amido, zucchero, burro chiarificato, zafferano, cardamomo, noci e acqua di rose che proviene da Jebel al Akdhar a 100km da Muscat; esistono più tipi creati dalla fantasia di chi li prepara, solitamente varia il mix di spezie che viene utilizzato.

Viene cotto al forno per circa 2 ore e quando è pronto ha una consistenza quasi gommosa; si conserva a lungo, per oltre un mese quindi è possibile portare a casa un dolce ricordo dell’Oman; nei Souq di Muscat e Nizwa è possibile assaggiarlo ed acquistarlo.

L’Halwa viene servito con una tazza di caffè arabo.

Gli omaniti, come tutti gli abitanti della penisola arabica del resto, consumano molto caffè, ma non lo preparano come noi; il caffè arabo si chiama qahwa e la preparazione è un vero e proprio rito che richiede parecchio tempo.

Innanzitutto servono chicchi di caffè arabico che vanno pestati a mano in un mortaio con qualche seme di cardamomo, alcuni aggiungono un pizzico di zafferano che dà al caffè un aroma particolare, è facoltativo aggiungere un po’ di zucchero.

Si utilizza la tipica caffettiera araba, la dallah, che si trova in tutti i souq del paese.

Riempire la dallah con una tazza e mezza di acqua per persona e mettere sul fuoco e portare l’acqua a ebollizione; quando l’acqua bolle, mettere la miscela nell’acqua e riportare ad ebollizione.

Poi togliere la caffettiera dal fuoco, mescolare, rimetterla sul fuoco e portarla di nuovo a ebollizione; questa operazione va ripetuta più volte, almeno tre o quattro, serve per rendere i caffè più denso e forte.

A questo punto il caffè va versato nelle tazze o nei tipici bicchierini di vetro e, dopo che lo si è fatto riposare un po’ per far depositare la polvere di caffè, è pronto per essere bevuto.

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